ARTISTI OMOSESSUALI - RAFFAELE CIOTOLA

RAFFAELE CIOTOLA
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ARTISTI OMOSESSUALI


''La cena dei pupi''


Se non si può parlare di opera prima, di sicuro si può annoverare tra le sue primissime esperienze di arte pittorica, “La cena dei pupi”, risale al 1980, quando Raffaele Ciotola è poco più che adolescente. La tela richiama la tradizionale iconografia dell’ultima cena, che generalmente è definita da uno dei due momenti fondamentali che la costituiscono: quello dinamico e drammatico dell’annuncio (“Uno di Voi mi tradirà”) del tradimento, con le reazioni degli apostoli sconvolti dalla rivelazione, e il momento mistico e solenne della Comunione degli apostoli, in cui si istituisce l’Eucaristia ( “Questo è il mio corpo”); ma ne è una rivisitazione, proponendo un punto di vista fortemente innovativo e provocatorio, nel tentativo di sgretolare le regole classiche.
Evidentemente l’autore durante l’elaborazione ed esecuzione aveva ben in mente, e non poteva essere altrimenti, l’affresco di Leonardo (ed altri celebri esempi di un soggetto così diffusamente trattato nella storia dell’arte), in cui l’episodio viene narrato secondo i precetti aristotelici – con un’unità di tempo e luogo – ma anche quelli derivanti da Platone, in cui la luce è mezzo di unificazione tra l’umano e il divino, e infine con la prospettiva centrale, come elemento di composizione pittorica che accentua l’effetto di concentrazione dello sguardo sul personaggio centrale del Cristo.
Pur nel rispetto della struttura compositiva tipica dell’iconografia occidentale con le figure collocate in modo simmetrico attorno ad una tavola rettangolare il cui centro, punto focale, è Gesù, il nostro pittore sostituisce le figure umane con dei pupi, una sorta di manichini. Nessuno degli apostoli è riconoscibile, neppure il Cristo, che diversamente dagli altri, però, ha l’aureola. Giuda non si trova isolato come un indegno sul davanti della tavola, secondo la tradizione occidentale, ma è mescolato agli altri, mimetizzato, nascosto: l’unico elemento che potrebbe rievocarlo è quella piccola mosca posata sulla tovaglia, sul lato basso a sinistra, come un diavoletto, un motivo curioso che sembra la traduzione figurativa delle parole di S. Giovanni che ricorda: “E dopo il boccone, l’avversario (Satana) entrò in lui (Giuda)”. Ma questo piccolo insetto schiacciato potrebbe, forse, anche voler richiamare la morte, l’idea di un aldilà, in senso escatologico.

La scena si svolge all’interno di un’ampia sala, costruita con rigore prospettico, ritmato da un soffitto ligneo a cassettoni e dagli arazzi alle pareti, che con motivi decorativi floreali, offrono un senso di levità espressiva. Due veli, come tende di un sipario, a svelare il quadro, una rappresentazione teatrale: sulla tavola nient’altro che un po’ di pane ed un calice di vino, marionette indaffarate e distratte, un candore epifanico che è immensa sorgente di luce, di trasfigurazione, un’architettura squadrata e svettante, come un tempio, e sul fondo un cielo azzurro. Davanti a tutto tre sfere, globi dal contorno nerastro ma trasparenti e fatti di sola luce spirituale che alludono alla perfezione, ad una visione salvifica e metafisica. Questa l’unica pars construens contrapposta agli uomini-maschera, senza volto, espressioni artefatte, a dimostrazione delle falsità, che presiedono ai rapporti sociali, e della solitudine, in senso pirandelliano, a cui è confinato l’uomo, coperto dal proprio ruolo e disumanizzato nella sua essenza.
In questa opera il motivo religioso è, dunque, anche sociale. Rifiutando le convenzioni, puntando sui fatti e rinunciando alla ricerca del bello, il dipinto ha un carattere spiccatamente parenetico: vuol essere un ammaestramento. Viene utilizzato un linguaggio simbolico, un’allegoria che denuncia la strumentalizzazione del messaggio di Cristo, il suo travisamento: l’uomo è ancora e sempre “homo homini lupus”. Attraverso una fragile e ingenua sensibilità, il giovanissimo artista immagina e si serve di queste figure anonime e annichilite, moduli privati delle fattezze umane, della corporeità e della spiritualità, per raccontare la sua paura e la sua sofferenza nei confronti dell’uomo malvagio e opportunista di ogni tempo.

Prof.ssa Michela Marconi




Raffaele Ciotola: Pioniere dell'Arte Contemporanea e Sociale

Raffaele Ciotola è un rinomato artista napoletano, nato il 17 ottobre 1964, che si distingue nel panorama dell'arte contemporanea per la sua capacità unica di fondere innovazione estetica e impegno sociale. La sua carriera si è affermata per l'approccio rivoluzionario, capace di ridisegnare i confini dell'arte moderna e di esplorare temi cruciali come l'inclusione, i diritti civili e la giustizia sociale. Le sue opere, di forte impatto emotivo e visivo, comunicano messaggi universali che invitano alla riflessione e al cambiamento.

Formazione e Influenze Artistiche

Ciotola non è un autodidatta, ma un Maestro d'Arte che ha ricevuto una solida formazione accademica. Dopo aver conseguito la Maturità Artistica, si è distinto per la sua passione per la musica, approfondendo lo studio del bel canto (compimento inferiore - tenore) al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, che ha arricchito ulteriormente la sua visione artistica e la sua capacità espressiva. La sua formazione formale e le esperienze accademiche, unite alla sua sensibilità, gli permettono di esplorare e manipolare diversi linguaggi artistici, combinando in modo unico tradizione e innovazione. Le sue influenze artistiche spaziano dall'arte classica napoletana alle avanguardie internazionali, in un dialogo continuo tra il passato e il presente. Questo approccio gli consente di confrontarsi con le sfide sociali e politiche contemporanee, utilizzando l'arte come potente strumento di comunicazione per sensibilizzare e promuovere il cambiamento.

Impegno Sociale e Creatività

Raffaele Ciotola ha sempre concepito l'arte non solo come una forma di espressione estetica, ma come un mezzo di riflessione sociale. Le sue opere non sono mai state semplici rappresentazioni visive, ma piuttosto manifestazioni di un pensiero critico che esplora le dinamiche di potere, le disparità sociali e la necessità di inclusività. Con un linguaggio visivo originale e audace, ha saputo catturare l'attenzione del pubblico, creando opere che sono al contempo provocatorie e di grande bellezza.
Ciotola ha dimostrato come l'arte possa essere un veicolo potente per comunicare valori umani universali e stimolare il dialogo su temi sociali rilevanti. Grazie alla sua formazione e alla sua visione, il Maestro riesce a trasmettere attraverso ogni sua creazione il suo impegno verso la società, facendo in modo che ogni opera diventi un simbolo di cambiamento e speranza.

Riconoscimenti e impatto internazionale

Le opere di Raffaele Ciotola hanno ricevuto riconoscimenti in numerosi paesi, con mostre e partecipazioni a eventi di rilevanza internazionale. Le sue esposizioni hanno attratto l’attenzione di critici, galleristi e curatori di musei, consolidando la sua posizione come uno degli artisti italiani più influenti e controversi della sua generazione. Il suo approccio trasgressivo e la sua capacità di stimolare riflessioni profonde su temi di grande attualità fanno di lui una figura di spicco nel mondo dell’arte contemporanea.

Un manifesto di innovazione artistica

Raffaele Ciotola non è solo un artista visivo, ma anche un vero e proprio innovatore culturale. Attraverso la sua arte, affronta tematiche complesse e stimola la discussione pubblica su questioni di diritti civili, equità e giustizia sociale. Le sue opere, ricche di intensità cromatica e di una tecnica chiaroscurale raffinata, creano una sinergia unica tra estetica e contenuto, rendendole accessibili a un vasto pubblico. Ogni opera è un invito alla riflessione, un’esplorazione delle emozioni umane e delle sfide della contemporaneità.

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